Se
diciamo "cinema" e "donne" insieme, il riflesso
condizionato corre immediatamente alle inarrivabili bellezze o alle
sensazionali attrici che nei suoi 100 anni di storia hanno dipinto di
desideri e di invidie lo schermo. Figlie, e insieme madri, delle mode
e delle tendenze che hanno condizionato ragazze, donne adulte e ora
fortunatamente anche donne di età, sono state e sono il cinema al
femminile imposto dalla macchina delle illusioni hollywoodiana.
Ma
ci sono ormai molte donne invisibili, e largamente sconosciute, che
fanno l'industria del cinema americano quanto le belle e brave che
andiamo ad ammirare. E sono uno dei segreti del cinema americano da
trent'anni.
Non
parlo delle registe, che pure ormai lavorano regolarmente, o delle
legioni di sceneggiatrici, scenografe, costumiste, assistenti,
operatrici i cui nomi scorrono, tra l'indifferenza generale, nei
crediti di coda alla fine del film, che solo i parenti leggono.
Parlo
di donne come Sherry
Lansing
che - sono pronto a scommettere - nessuno dei 24 lettori di queste
pagine, (Manzoni ne vantava 25, quindi devo tenermi più basso), ha
mai sentito nominare.
Ma
se cito i prodotti cinematografici che lo studio da lei presieduto ha
sfornato, tutte le lampadine delle memorie si accendono: Sherry, che
oggi ha 68 anni ed è in pensione, ha prodotto, fra altri, film come
Attrazione
Fatale,
Titanic,
Braveheart
e Forrest
Gump,
per conto della 20th
Century Fox.
Ne
divenne "Ceo", dunque presidente e amministratore delegato,
quando aveva appena 35 anni, alla metà degli anni 80. Dopo aver
detto, in un'intervista al magazine Life,
nel 1984, che mai una donna sarebbe divenuta il capo di tutti i capi
di un mega studio ad Hollywood.
Non
avrebbe potuto sbagliare di più. Da allora i cancelli delle major di
Hollywood si sono aperti, come la caverna di Alì Babà, davanti ad
altre donne.
Se
sullo schermo vedete apparire il famosissimo logo del bambino
sognante che pesca seduto su una falce di luna, sappiate che al suo
posto dovrebbe esserci una bambina bionda, Stacy
Snider.
È la signora che a 52 anni magari tanto bambina non è più, ma
trasporta molto delle proprie fantasie in film prodotti dalla Dream
Works,
che lei amministra, come la serie di Shrek,
o Shark's
Tale,
quell'avventura del pesciolino Oscar che ogni genitore ha visto
almeno cento volte per accontentare i figli.
O
come Madagascar,
(uno dei miei preferiti, lo confesso).
Amy
Pascal
è la co-presidente della Sony
Pictures,
che s'è arrampicata sulle pareti del successo con Spiderman
e ha creato la serie dei Men
in Black.
E Dawn
Steel,
alla guida della Paramount
prima di morire, giovane nel 1997, lanciò contro il parere dei
direttori maschi nel consiglio di amministrazione, un film a basso
costo che sarebbe diventato un culto per le generazioni, Harry
ti
presento
Sally,
insieme a blockbuster come Top
Gun e
Flash
Dance.
Dawn
era perfettamente senza scrupoli moralistici o politici. Era stata a
lungo responsabile delle diffusioni del giornale Penthouse,
il cugino sporcaccioncello di Playboy,
spiegando alle protofemministe sussiegose che "a me non importa
nulla se chi compra i miei prodotti sia maschio o femmina, perché i
dollari delle femmine valgono esattamente come quelli dei maschi".
La
carica delle donne ha battuto il monopolio dei vecchi mogul, i boss
dei grandi studios che spesso conducevano i loro casting, la
selezione delle protagoniste, direttamente sul divano, sempre
presente nei loro uffici.
E
se tante donne ormai controllano la grande macchina dell'illusione,
non può essere più tanto lontano il momento in cui, dalle case di
produzione, qualcuna ascenderà fino all'altra Casa, pilotando
quell'altro colossale veicolo di sogni che è la politica americana.
"Sono
assolutamente certa", ha dichiarato a metà luglio Sherry
Lansing,
"che prima di morire vedrò una donna presidente degli Stati
Uniti".
Il
che significa, avendo lei 68 anni, che questo dovrebbe accadere nelle
prossime tre o quattro elezioni al massimo.
Vittorio
Zucconi
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