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venerdì 16 agosto 2013

Modi di dire 17.


Si dice . . . “ non avere il becco di un quattrino “

Vuol dire trovarsi in miseria. Il detto origina dalle antiche monete. Il quattrino infatti era una moneta usata nel Medioevo e battuta fino al XIX secolo da varie zecche d'Italia. Aveva poco valore e dal 1600 in poi fu prodotta solo in rame. Valeva 4 piccioli, (da qui il nome), e 3 quattrini formavano un soldo. Sul senso del termine “becco” ci sono diverse versioni : per alcuni risalirebbe al celtico bec, “piccolo”, per altri si riferirebbe a una scheggiatura di moneta, (“non ho neanche un pezzo di soldo”), e per altri ancora, invece, al “becco” com'era chiamato dal popolo il bordo rialzato delle monete.

Si dice . . . “ fare un gran bailamme “

L'espressione fare un gran bailamme, (più raramente bailam), vuol dire creare confusione, scatenare un pandemonio. Il termine deriva dal turco bajram, nome di una festa religiosa mussulmana. Questa festa, molto sentita, dura 3 giorni e si celebra al termine dei 30 giorni di ramadam, il mese di digiuno e elemosina. Si festeggia il sacrificio che gli uomini hanno fatto di non mangiare per un mese e tradizione vuole che si abbatta un montone, che deve essere di un anno. L'ovino viene diviso in 4 parti. Tre di esse si regalano ai poveri, mentre la quarta si consuma in grande allegria.


Si dice . . . “ essere un ammazzasette “

Indica uno spaccone che fa grossolane vanterie delle proprie prodezze. Questo epiteto, ispirato dalle maschere della Commedia dell'Arte come Matamoros o Capitan Fracassa, trae spunto da una favola popolare che narra di un giovane pavido il quale, torturato dalle mosche, un giorno ne uccise sette in un colpo solo. Felice del risultato, egli cominciò a vantarsene coi conoscenti e alcuni pensarono che parlasse di nemici, più che di mosche. Il giovane acquisì tale fama che continuò ad alimentare l'equivoco. E venne poi nominato capitano dal Re.

Si dice . . . “ essere una bufala “

L'espressione “essere una bufala” definisce qualcosa di falso, un'informazione ingannevole e burlesca. L'origine di questo modo di dire è controverso. Secondo alcuni linguisti deriverebbe dall'espressione “menare per il naso come una bufala”, cioè trascinare l'interlocutore come si fa con in bovini per l'anello attaccato al naso. C'è chi lo fa derivare invece, da “buffa”, folata di vento, e quindi aleatoria e inaffidabile. E c'è chi infine, si riferisce alle “bufalate” senesi, gare simili al Palio, tenutesi tra il 1599 e il 1650, fra le contrade, in cui correvano bufale maremmane cavalcate da butteri.


Si dice . . . “ passare sotto le forche caudine “

L'espressione vuol dire sottomettersi a una situazione assai umiliante. La frase riecheggia un episodio della storia dell'antica Roma : quello della disfatta delle Forche Caudine, 321 a.C., da Caudium, nome di una località dell'attuale Campania, presso cui l'esercito romano finì intrappolato in una stretta gola dalle truppe sannitiche e dovette trattare umilianti condizioni di resa. Comandanti e soldati dovettero infatti passare seminudi sotto il giogo, (3 lance o forche disposte a formare una bassa porta), subendo angherie e oltraggi fisici dai nemici.


Si dice . . . “ di poco momento “

L'antica locuzione tornata di moda, “di poco, (o grande), momento”, vuol dire cosa di poco, (o notevole), rilievo, persona di scarsa, (o grande), importanza. L'espressione trae origine dal latino momentum, che è una contrazione di movimentum, deriva dal verbo movere, (muovere), e significa impulso, moto. Il significato del termine si è poi evoluto in “peso che muove la bilancia” e anche “brevissimo periodo di tempo”. In fisica il termine “momento” ha mantenuto questa accezione originaria se è vero che il momento di una forza, o di una coppia di forze, o momento di rotazione, è un prodotto che misura la capacità di spinta di quella forza.


Si dice . . . “ ritirarsi sull'Aventino “

Significa boicottare con l'assenza un'iniziativa sgradita. Il motto ricorda alcuni episodi di storia romana. L'abbandono della città era infatti una forma di lotta politica, a cui ricorse la plebe dell'Urbe in più occasioni, a partire dal V secolo a.C., per rivendicare i propri diritti. La prima e più celebre secessione avvenne nel 494 a.C., quando i soldati plebei, per protestare contro il Senato, si ritirarono sul Monte Sacro, a nord-est di Roma. La protesta rientrò grazie al proverbiale discorso di Menenio Agrippa. L'Aventino viene ricordato nel detto, in quanto quel colle ospitava allora il quartiere dei plebei.


Si dice . . . “ campa cavallo che l'erba cresce “

Il modo di dire indica qualcosa che, pur atteso, accadrà dopo molto tempo o addirittura non succederà mai. Il detto è ispirato a una storiella popolare che racconta di un povero individuo che trascinava per le briglie il suo vecchio cavallo, ormai privo di forze ; lo tirava con sé lungo una strada sassosa dove l'erba era pressochè inesistente. E quando l'animale dava cenni di cedimento il padrone lo spronava dicendogli : “Aspetta a morire cavallo mio, campa almeno finchè l'erba crescerà e finalmente potrai sfamarti”.


Si dice . . . “ firmare in calce “

La locuzione “firmare, (o comunque scrivere), in calce”, vuol dire apporre una firma o una notazione al termine di un documento scritto e deriva dalla parola greca calix, calce, fatta propria dagli antichi romani. Era infatti una striscia di calce a delimitare l'arrivo delle gare di corsa negli stadi, fin dall'antica Grecia. In uno scritto del grande oratore romano Cicerone, si trova ad esempio il detto “ad carceres a calce revocari”, cioè ritornare dalla fine al principio che utilizza le immagini agonistiche del tempo : tornare dalla linea di arrivo, calce, al recinto di partenza, carceres.


Si dice . . . “ ti manca un venerdì “


Dire a qualcuno “ti manca un venerdì” o “non hai tutti i venerdì apposto”, vuol dire definirlo stravagante, bizzarro, pazzoide. Questa espressione si riferisce probabilmente alle nascite premature e all'antica credenza popolare, ovviamente infondata, che i nati prematuri, (i “settimini” ad esempio), fossero incompleti e pertanto mancanti anche di un po' di cervello. Il riferimento al venerdì è legato alla tradizione cristiana di giorno del malaugurio, in quanto quello della crocifissione, e quindi all'importanza di averli trascorsi tutti, e quindi esorcizzati, nel ventre materno.

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