Qualche
settimana fa ho trovato questo messaggio, nella posta di
La
conosco appena, l'ho incontrata ai seggi, ci siamo state simpatiche.
Imparo a memoria, senza volerlo, il suo messaggio, lo recito agli
amici, mi rendo conto che, in questi tempi grigi e sbagliati, le
Doriane sono molte, troppe.
"Doriana,
mi racconti la tua storia?" Dice sì. Ci incontriamo all'ora di
pranzo. La vedo mentre esce dal suo ufficio, la segreteria di una
facoltà universitaria, circondata da studenti. "Grazie. È
stata gentilissima, come al solito", dicono. Lei si schermisce,
ride, saluta e viene via con me, lieve, i capelli neri e dritti, gli
occhi grandi, il passo sicuro di chi sa la strada. Ha 46 anni, un
marito disoccupato, una figlia adolescente, un contratto a tempo
indeterminato da 1300 euro mensili, in cui deve far entrare tutto.
"Mio
marito ha perso il lavoro sei anni fa: hanno liquidato l'azienda in
cui era assunto. Aveva 44 anni. I primi tempi ha lavorato qua e là,
da precario. Da tre anni invece è fermo, nonostante i corsi per la
ricollocazione professionale e la ricerca quotidiana di un impiego".
Il
marito di Doriana la mattina si alza con lei, la accompagna in
ufficio, poi torna a casa e su Internet cerca lavoro, prepara il
pranzo per sé e la figlia, "fa il casalingo". "Quando
ha imparato a usare la lavatrice era tutto contento. Lasciamo stare
come stende…"
Ogni
tanto Doriana si arrabbia, perché il pavimento è sporco ("sei
a casa tutto il giorno, possibile che non ti accorga che il pavimento
fa schifo?"), Perché la rabbia il rancore montano, anche se li
reprimi, perché lui dice accusatorio: "il vero problema ce l'ho
io".
"Lo
so. È umiliante per un uomo chiedere i soldi alla moglie, e sfinente
non lavorare. Però lui è proiettato sulla sua situazione, io su
tutto il resto. Io cerco di risolvere i problemi quotidiani: faccio
quadrare i conti per affitto, luce, gas, telefono, ricariche dei
cellulari (mai più di 5 euro). L'auto no, quella non possiamo
permettercela. Sono io che vado a caccia di offerte, che a pranzo,
quando sono tirata, mangio i taralli della macchinetta dell'ufficio e
uso i buoni pasto per la spesa".
"Vorrei
avere più soldi per smettere di pensare ai soldi", dice
Doriana, solare, dignitosa, coriacea. Nessuno, tra i colleghi,
immagina che Doriana sia costretta a fare i conti, sempre. "Quando
provo a spiegare la mia situazione, mi accorgo che la gente pensa "se
il marito è disoccupato da sei anni significa che non si è dato
abbastanza da fare". Questo mi ferisce perché, se non ci sei
dentro, è impossibile capire. Allora preferisco far finta di niente,
ridere e scherzare come nulla fosse".
Sua
figlia ha 17 anni, fa il liceo linguistico e si chiama Virginia. "Lei
conosce i nostri problemi, sa che ci sono dei limiti alle sue
richieste, e consapevole, matura e non si vergogna di parlarne con i
suoi amici. A scuola non è l'unica".
Si
accende un lampo di orgoglio materno, si intuiscono complicità,
protezione, tenerezza. "Ieri mi ha chiesto 10 euro per una gita
di classe e 7 euro per il teatro. Per un genitore è avvilente dire:
"non si può". Quando Virginia ha annunciato che voleva
cercarsi un lavoretto, "ho temuto che facesse qualche
stupidaggine, che entrasse in giri strani". "Finché posso,
ci penso io a te", le ha risposto Doriana che per paura,
orgoglio e amore, si è messa alla ricerca di un secondo lavoro, il
sabato e la domenica, via Facebook.
Claudia
“Elasti” De Lillo
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