Il
Giappone, nonostante la lunga crisi economica, l'emergenza energetica
innescata dal collasso atomico di Fukushima, e la tragedia
umana
prodotta dallo tsunami, continua a destare una sensazione di
straordinario benessere. Ogni cosa appare perfetta, tecnologicamente
avanzata e organizzata in modo esemplare. Nessun altro luogo al mondo
può competere per qualità dei servizi pubblici, pulizia e cura
degli spazi collettivi. Nelle metropoli, negozi e ristoranti offrono
il meglio che un consumatore possa trovare. L'attenzione ai dettagli
e ossessiva. Nelle biglietterie dello Shinkansen,
il treno-missile che ogni pochi minuti collega tutta la nazione, sul
banco della biglietteria sono incollate tre strisce di carta. La
prima, bianca, ringrazia il passeggero. La seconda, rossa, gli chiede
se abbia dimenticato qualcosa. La terza, verde, lo prega di
controllare un'altra volta di non aver lasciato nulla di suo.
E
come se un invisibile entità collettiva si prendesse costantemente
cura dell'individuo per renderli la vita meno sgradevole. Sulle
pensiline delle stazioni, numeri verniciati sui marciapiede,
segnalano il punto esatto in cui si fermerà ogni porta di ogni
carrozza. La gente aspetta ordinatamente, seguendo le indicazioni di
assistenti in divisa.
Nei
bagni pubblici, profumati e lindi, ogni wc offre una mensola per
appoggiare la borsa, un gancio per appendere l'ombrello e una gruccia
per liberarsi del soprabito in modo igienico. Il governo ripete che i
giapponesi devono ridurre i consumi energetici di un terzo, se
davvero non vogliono che le 54 centrali atomiche riaccendano i
reattori.
Le
automazioni però resistono, poche scale non sono mobili e i neon
illuminano a giorno la notte in tutte le città. I gabinetti restano
elettrici : la tavoletta e riscaldata, il copri-tazza si alza e si
abbassa al comando di una fotocellula, tre pulsanti azionano livelli
differenti di spruzzi d'acqua e un phon
provvede infine ad asciugare le parti intime.
Mezzo
secolo fa il paese, distrutto dalla guerra, era tra i più poveri e
arretrati della terra. Oggi è il simbolo della qualità. Offre la
tecnologia più avanzata ma pure i giardini più curati. Il tè, il
riso, il pesce, i frutti di mare e gli ortaggi biologici non hanno
competitori credibili. La carne è lo specchio della determinazione
nazionale all'eccellenza. Fino a un secolo fa era pressoché
sconosciuta. Qui la terra è poca, i pascoli scarseggiano, la
popolazione alleva le mucche necessarie al latte per i bambini. Oggi
i manzi giapponesi, in varie prefetture, sono i migliori al mondo :
costano come una Ferrari, ma la bontà delle bistecche locali e
effettivamente fuoriserie.
Com'è
stato possibile, dalla carne all'auto, dal wc alle ostriche, passare
tanto rapidamente dalla depressione al primato? Il segreto, spiega la
gente, è stato un prodigioso mix di disciplina, sacrificio,
dedizione totale al lavoro, determinazione a far carriera, voglia di
guadagnare molto, attitudine al risparmio e a una certa sobrietà nei
consumi privati. I giapponesi, per decenni, sono stati cioè simili
al profilo attuale dei cinesi, o a quello degli italiani nel
dopoguerra.
L'uso
delle ferie e del tempo libero è un esempio che aiuta a capire.
Ufficialmente ogni lavoratore dispone di quattro settimane di assenza
dal posto di lavoro. Nessuno però ne ha mai usufruito per più di
una, o di nessuna. Restare assenti, viene tuttora considerato un
vizio, arresta le promozioni e preclude la carriera. Anche il sabato
è libero solo in apparenza. Va in realtà trascorso, come le serate
nei karaoke, con colleghi e superiori, giocando a Golf
o facendo il bagno negli "onsen",
per parlare di lavoro.
Il
Giappone ieri e la Cina oggi, si sono strutturati come un'immensa
impresa, simile a uno Stato-SpA,
unito nella tensione esclusiva al lavoro e alla competitività. Poi
qualcosa, come in Italia, si è rotto. I giapponesi, diventati ricchi
e concentrati nelle metropoli-stabilimento, vanno in ferie, hanno
smesso di fare figli e si sono trasformati in un popolo di vecchi.
Le
persone possiedono molto, ma sono sole e rivedono lo spettro della
povertà. Capita spesso che anziani, isolati in casa, vengano trovati
morti di fame dopo mesi. Gli adolescenti, privi di amici, a scuola
mangiano chiusi nel wc, perché si vergognano di apparire soli.
Il
Giappone comincia a riflettere: la Cina no, ancora non ci pensa.
Giampaolo
Visetti
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