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mercoledì 12 marzo 2014

Quella strana solitudine dei giapponesi.

Il Giappone, nonostante la lunga crisi economica, l'emergenza energetica innescata dal collasso atomico di Fukushima, e la tragedia
umana prodotta dallo tsunami, continua a destare una sensazione di straordinario benessere. Ogni cosa appare perfetta, tecnologicamente avanzata e organizzata in modo esemplare. Nessun altro luogo al mondo può competere per qualità dei servizi pubblici, pulizia e cura degli spazi collettivi. Nelle metropoli, negozi e ristoranti offrono il meglio che un consumatore possa trovare. L'attenzione ai dettagli e ossessiva. Nelle biglietterie dello Shinkansen, il treno-missile che ogni pochi minuti collega tutta la nazione, sul banco della biglietteria sono incollate tre strisce di carta. La prima, bianca, ringrazia il passeggero. La seconda, rossa, gli chiede se abbia dimenticato qualcosa. La terza, verde, lo prega di controllare un'altra volta di non aver lasciato nulla di suo.
E come se un invisibile entità collettiva si prendesse costantemente cura dell'individuo per renderli la vita meno sgradevole. Sulle pensiline delle stazioni, numeri verniciati sui marciapiede, segnalano il punto esatto in cui si fermerà ogni porta di ogni carrozza. La gente aspetta ordinatamente, seguendo le indicazioni di assistenti in divisa.
Nei bagni pubblici, profumati e lindi, ogni wc offre una mensola per appoggiare la borsa, un gancio per appendere l'ombrello e una gruccia per liberarsi del soprabito in modo igienico. Il governo ripete che i giapponesi devono ridurre i consumi energetici di un terzo, se davvero non vogliono che le 54 centrali atomiche riaccendano i reattori.
Le automazioni però resistono, poche scale non sono mobili e i neon illuminano a giorno la notte in tutte le città. I gabinetti restano elettrici : la tavoletta e riscaldata, il copri-tazza si alza e si abbassa al comando di una fotocellula, tre pulsanti azionano livelli differenti di spruzzi d'acqua e un phon provvede infine ad asciugare le parti intime.
Mezzo secolo fa il paese, distrutto dalla guerra, era tra i più poveri e arretrati della terra. Oggi è il simbolo della qualità. Offre la tecnologia più avanzata ma pure i giardini più curati. Il tè, il riso, il pesce, i frutti di mare e gli ortaggi biologici non hanno competitori credibili. La carne è lo specchio della determinazione nazionale all'eccellenza. Fino a un secolo fa era pressoché sconosciuta. Qui la terra è poca, i pascoli scarseggiano, la popolazione alleva le mucche necessarie al latte per i bambini. Oggi i manzi giapponesi, in varie prefetture, sono i migliori al mondo : costano come una Ferrari, ma la bontà delle bistecche locali e effettivamente fuoriserie.
Com'è stato possibile, dalla carne all'auto, dal wc alle ostriche, passare tanto rapidamente dalla depressione al primato? Il segreto, spiega la gente, è stato un prodigioso mix di disciplina, sacrificio, dedizione totale al lavoro, determinazione a far carriera, voglia di guadagnare molto, attitudine al risparmio e a una certa sobrietà nei consumi privati. I giapponesi, per decenni, sono stati cioè simili al profilo attuale dei cinesi, o a quello degli italiani nel dopoguerra.
L'uso delle ferie e del tempo libero è un esempio che aiuta a capire. Ufficialmente ogni lavoratore dispone di quattro settimane di assenza dal posto di lavoro. Nessuno però ne ha mai usufruito per più di una, o di nessuna. Restare assenti, viene tuttora considerato un vizio, arresta le promozioni e preclude la carriera. Anche il sabato è libero solo in apparenza. Va in realtà trascorso, come le serate nei karaoke, con colleghi e superiori, giocando a Golf o facendo il bagno negli "onsen", per parlare di lavoro.
Il Giappone ieri e la Cina oggi, si sono strutturati come un'immensa impresa, simile a uno Stato-SpA, unito nella tensione esclusiva al lavoro e alla competitività. Poi qualcosa, come in Italia, si è rotto. I giapponesi, diventati ricchi e concentrati nelle metropoli-stabilimento, vanno in ferie, hanno smesso di fare figli e si sono trasformati in un popolo di vecchi.
Le persone possiedono molto, ma sono sole e rivedono lo spettro della povertà. Capita spesso che anziani, isolati in casa, vengano trovati morti di fame dopo mesi. Gli adolescenti, privi di amici, a scuola mangiano chiusi nel wc, perché si vergognano di apparire soli.
Il Giappone comincia a riflettere: la Cina no, ancora non ci pensa.

Giampaolo Visetti


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