Ha
fatto scalpore nei mesi scorsi la copertina di Time
che ritraeva una
coppia di sposi beatamente distesa al sole su una
spiaggia caraibica. Sopra di loro campeggiava il titolo: "quando
avere tutto significa non avere figli". L'articolo metteva in
luce i vantaggi di una vita "childfree",
libera da figli. Di recente, anche alcune celebrities hanno affermato
di non vedere la famiglia come una priorità: Scarlett Johansson non
pensa affatto ai figli, soprattutto dopo il divorzio dall'attore
canadese Ryan Reinolds.
Cameron
Diaz, dopo aver interpretato una donna incinta in un film, ha
dichiarato di essere rimasta "traumatizzata" dal pancione,
che le impediva persino di sedersi. La giornalista Natalia Aspesi e
altre donne famose hanno affidato le loro riflessioni è un libro,
intitolato "Perché
non abbiamo avuto figli".
C'è
chi ha parlato di una nuova moda e chi, invece, sostiene che le donne
reticenti al pancione ci siano sempre state, ma non uscivano allo
scoperto per paura di essere disapprovate. Il punto e' che avevano
ragione : la società in cui viviamo fatica ad accettare chi fa
scelte diverse dalla maggioranza e tende a condannare, prima di
sapere.
D'altra
parte, oggi fare outing è più facile, perché le motivazioni non
mancano: c'è la crisi, i figli costano, la famiglia tradizionale non
è più un valore da perseguire. L'idea che la procreazione sia una
scelta libera e consapevole, e non un destino ineluttabile a cui il
genere femminile è predestinato dalla nascita, affonda le sue radici
negli anni 30, quando la filosofa Simone
de Beauvoir
scandalizzò il mondo affermando che la maternità non è l'unico
mezzo di realizzazione di una donna.
Chi
desidera una famiglia numerosa o ha già provato le gioie della
maternità, ritiene che una vita senza figli non sia "childfree",
cioè all'insegna della libertà, ma "childless",
cioè segnata dalla frustrazione e da un senso di vuoto, (in inglese
"less" indica sempre una privazione).
Ma
anche in questo caso è bene non essere troppo estremi. "La
questione non è se una donna possa essere definita tale solo con un
bebè in braccio, ma se questa scelta la rende davvero felice e
appagata", spiega la dottoressa Alessandra Bortolotti, psicologa
perinatale a Firenze e provincia. "La scelta di avere o non
avere figli risponde a esigenze del tutto personali, non misurabili
secondo criteri oggettivi. Pertanto, non può essere etichettata a
priori come giusta o sbagliata".
Smontiamo
il mito della mamma per natura. La maternità è un progetto di vita,
non una "chiamata" dall'alto. L'istinto materno non è un
interruttore che si accende in automatico. L'orologio biologico non
suona a un orario prestabilito, come la sveglia del mattino. Sarebbe
troppo facile se l'organismo femminile fosse programmato per la
maternità.
Ogni
donna, invece, diventa mamma con tempi e modalità diverse e
imprevedibili. Anche il desiderio di accudimento è un concetto
sopravvalutato : a volte nasce in modo spontaneo, in altri casi
affiora più lentamente perché una serie di fattori, alcuni
dipendenti dalla donna e altri no, possono ostacolarlo o rallentarlo.
Per
disinteresse.
Spesso, e non c'è da vergognarsi, è una scelta dettata dal
disinteresse per i bambini o da convinzioni radicate, di tipo
culturale o religioso.
Per
dedicarsi al lavoro.
Sono sempre di più anche le donne che scelgono di dedicarsi
completamente alla professione, perché consapevoli che una vita in
carriera sarebbe inconciliabile con i ritmi familiari.
Per
motivazioni profonde.
In alcuni casi il rifiuto della famiglia può nascere dalla paura di
rivivere un passato doloroso o di ripetere errori commessi dai
genitori, dall'ansia di non essere all'altezza del ruolo genitoriale.
Per
paura di perdere autonomia.
Anche il timore di perdere i propri spazi o di subire una
deformazione fisica con la gravidanza giocano spesso un ruolo
determinante.
Per
insoddisfazione di coppia.
In altre parole, la donna non disdegna l'idea di una gravidanza, ma
non desidera condividere questa esperienza con l'uomo che ha accanto.
In questo caso, è bene indagare il problema.
Se
per alcune donne ammettere di non volere figli non è un problema,
per altre è più difficile, sia con se stessi sia con gli altri.
"L'incertezza e il turbamento subentrano nel momento in cui ci
si rende conto che il proprio ideale di vita non corrisponde al
modello proposto dalla società", continua la psicologa. "E'
allora che scatta la paura di non essere normali, cioè conformi al
pensare comune. Questo dimostra che, ancora oggi, le donne non si
sentono libere di scegliere il loro ruolo nella vita, perché
qualsiasi decisione prendano in contrasto con i dettami della società
viene criticata".
"Molte
scelte femminili attinenti all'essere madre,
per esempio riguardo l'allattamento al seno, il parto, l'educazione
dei figli", prosegue la dottoressa, "vengono giudicate
strane semplicemente perché non condivise dalla maggioranza. E poi
c'è il senso di colpa : verso una mamma che desidera tanto dei
nipoti, verso un partner che non aspetta altro che diventare papà,
verso una sorella che non può avere figli, ma li desidera tanto…
La paura di deludere i propri cari può impedire di essere onesti con
se stesse".
È
importante che la rinuncia sia una decisione sincera e non il
riflesso delle volontà altrui. "Talvolta è lui a non volerne,
specialmente se ha già dei figli da una precedente relazione",
afferma la dottoressa Bortolotti. "Bisogna però valutare con
molta attenzione l'idea di rinunciare un progetto di vita per amore
dell'altro. Ci sono tante donne che scelgono di non avere gravidanze
e portano avanti questa decisione senza rimpianti. Ma ce ne sono
anche molte altre che finiscono per pentirsene".
Assistere
alla fatica quotidiana di amiche e colleghe alle
prese con
l'accudimento
della prole
non aiuta. “Molte donne sono restie a diventare madri perché sono
spaventate dall'idea di sobbarcarsi il peso del doppio lavoro, fuori
e dentro casa”, conferma l'esperta. “Non sempre le future mamme
sono pronte ad affrontare i cambiamenti che questo evento comporta”.
La
vita riserva sempre delle sorprese : non è raro che donne che non
volevano legami improvvisamente cambino idea in seguito a incontri o
eventi che favoriscono scelte diverse. Al momento dell'incontro con
un nuovo partner, si può avere voglia di mettere le mani avanti,
dichiarando subito la propria
posizione
sul tema "figli".
"È
meglio mettere in comune i propri punti di vista sull'argomento. Con
elasticità e apertura al cambiamento, è possibile che certe
posizioni, prima irrinunciabili, vengano messe in discussione",
sottolinea la psicologa. "L'importante è che la decisione venga
da dentro e che non sia forzata".
E
poi conclude: "non dimentichiamo i rischi di una maternità non
desiderata, per se stessa, la coppia e i figli. Il pericolo è quello
di andare incontro a un "disinvestimento
emotivo",
cioè all'incapacità di creare una relazione proficua e sincera con
il bambino.
Accettare
di provare dei sentimenti contrastanti può essere il primo passo per
trovare un giusto equilibrio che gioverà a tutta la famiglia".
Roberta
Camisasca
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