Balsamo
per l'anima : frasi come queste sono frequenti e rimandano non tanto
al noto sapore dell'aceto, quanto alle sue proprietà lenitive e di
guarigione. Queste sue doti, venivano già decantate nel 12º secolo
dai commensali e, ancora oggi, sono estremamente attuali. È stato
riferito che una volta, un ospite del duca di Canossa cadde in estasi
su un piatto sul quale troneggiava l'aceto balsamico e disse: "Questo
non è aceto, è un farmaco benefico".
La
prima testimonianza scritta sull'aceto balsamico la troviamo in
un'opera di Donizone,
monaco benedettino vissuto fra l'11º e il 12º secolo, che racconta
della visita dell'imperatore Enrico
II
alla città di Piacenza. In tale circostanza il re fece richiesta al
marchese Bonifacio di Canossa, padre di Matilde,
del tanto decantato aceto balsamico del quale aveva già sentito
parlare numerose volte. Questo avvenimento venne riportato nella
biografia di Matilde
e
rimase così impresso nella storia. Il fatto che lo stesso castello,
luogo della visita, fosse diventato famoso trent'anni più tardi per
il celebre Sentiero
Matilde,
potrebbe aver contribuito a creare l'immagine mistica del balsamico.
Anche
l'impegno dei soci delle cooperative di Reggio Emilia, di Scandiano e
del Ducato di Este, nel mantenere segreto il processo di produzione
ha probabilmente contribuito a crearne il fascino.
Il
balsamico tradizionale per tutto il Rinascimento è sempre stato
parte integrante dei principali banchetti reali di tutta Europa e
orgoglio dei padroni di casa. Più tardi, durante il 19º secolo, in
alcune regioni venne addirittura considerato una sorta di forma di
denaro, come emerge dagli elenchi delle doti di questo periodo. A
quel tempo, infatti, nel caso di un'unione in matrimonio tra nobili,
era necessario che il padre della sposa ne cedesse in dono alcuni
barili.
Nel
1630, durante la peste, l'aceto veniva usato per evitare il contagio,
per i gargarismi o contro l'aria infetta, facendone cadere alcune
gocce sulle braci del camino.
La
tradizione popolare vuole anche che l'aceto balsamico fosse un
afrodisiaco e si ritiene che a sperimentarne tale virtù fu Isabella
Gonzaga, nobile mantovana. Un secolo più tardi fu invece il famoso
Giacomo
Casanova
a sfruttarne i magici effetti.
La
regione di origine dell'aceto balsamico e la provincia di Modena ed è
per questo che spesso viene venduto sotto il nome di aceto balsamico
di Modena. Ne esistono in particolare due tipologie, normale e
tradizionale, che si differenziano per prezzo e produzione. Il primo
è la versione a largo consumo e viene offerta sul mercato a prezzi
contenuti. L'aceto balsamico tradizionale è invece più raro e
costoso a causa del pluridecennale procedimento di affinamento in
botticelle di volta in volta più piccole, che permettono quindi un
prelievo molto modesto.
Vi
sono poi due ulteriori differenti classificazioni all'interno di
quest'ultima categoria in base al processo di invecchiamento :
capsula
bianca
per i 12 anni e capsula
oro
per oltre i 25 anni.
Il
primo passo per ottenere un aceto di qualità e la raccolta dell'uva,
che avviene nei vitigni della provincia di Modena e in particolare da
uve Trebbiano
e Lambrusco.
Sono affiancati a questi solo cinque altri vitigni a bacca bianca.
Seguono poi pigiatura e cottura, che avvengono quasi in
contemporanea. Il mosto di uve viene poi portato a ebollizione fino a
che il volume scende al 50% circa del liquido originale.
L'aceto
viene successivamente immagazzinato in botticelle di legno per almeno
12 anni. In questo periodo però sono esposte al pericolo dei
batteri. Durante questo processo di invecchiamento l'acqua evapora e
l'aceto si concentra in un liquido più spesso. Il sapore speciale e'
ottenuto attraverso i travasi che di anno in anno avvengono in
batterie di dimensioni sempre inferiori, per via della concentrazione
del liquido che viene in parte compensata con l'aggiunta del mosto
cotto nel barile più capiente e di balsamico già invecchiato di 10
anni.
L'ordine
nell'immagazzinare le botti ha un'importanza cruciale. All'inizio del
lungo viaggio sono scelte botti di rovere seguite poi da botti di
castagno, di ciliegio, di frassino e di legno di gelso. Alla fine del
processo rimane solo una piccola quantità di aceto originale. Questi
passaggi delicati e il fatto che una parte della produzione deve
essere trattenuta per i futuri processi di invecchiamento, rendono il
vero balsamico pregiato e costoso. L'aceto balsamico può così
arrivare a costare fino a €
70
per 100 ml.
Il
balsamico è considerato uno tra i prodotti alimentari più costosi
al mondo. I prezzi non spaventano però i collezionisti sempre in
cerca di rarità, come dimostra lo chef italiano tre stelle Massimo
Bottura,
che durante la cerimonia di apertura della 20ª edizione del Gourmet
Festival
di St.
Moritz,
lo scorso anno, ha presentato al suo stand solo poche gocce di
balsamico invecchiato di cinquant'anni su un panino. Bottura ha
affermato di essere diventato un appassionato collezionista di rarità
balsamiche degli ultimi decenni.
Nel
2012, in seguito al terremoto che ha colpito l'Emilia-Romagna,
l'aceto balsamico tradizionale è inoltre diventato il protagonista
di un'asta di beneficenza organizzata a Bologna da Confagricoltura
e Christie's,
durante la quale una bottiglia di aceto invecchiato mezzo secolo del
gruppo Cremonini
è
stata battuta per €
1600.
Bontà quindi in tutti i sensi.
Aceto
on-line
www.balsamico.it
, tutto quello che c'è da sapere sull'aceto balsamico
www.museodelbalsamicotradizionale.org
, il sito del museo dell'aceto balsamico tradizionale di Spilamberto
(MO).
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