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martedì 29 novembre 2011

Dubcek a Forlì !


Ho avuto l’ enorme piacere di essere presente alla cerimonia di apertura alla mostra su Alexander Dubcek a Forlì. Oltre a un nutrito numero di privati e quanto mai interessati cittadini, studenti, rappresentanti del mondo accademico e imprenditoriale, ospite d’ onore della cerimonia è stata Sua Eccelenza, l’ ambasciatore di Slovacchia in Italia, Dott.sa Maria Krasnohorskà, che con la sua affabilità e cordialità ci ha condotto alla riscoperta di questo importante personaggio. Alexander Dubcek è stato uno dei padri di quell’ onda rinnovatrice e democratica, che ha contrassegnato poi in maniera indelebile, il tracollo del regime comunista. Uomo intelligente, rigoroso e mite, in quegli anni bui porta tra le sue genti dell’ ex Cecoslovacchia la consapevolezza della forza dell’ individuo nel cambiare, nel porsi finalmente al centro come unico protagonista del proprio destino. Uomo di spessore all’ interno del Partito Comunista Cecoslovacco, Dubcek assume da subito una posizione diversa da tutti, ribadendo che la libertà e la democrazia sono possibili : il cambiamento è possibile ! Tutto questo porterà a una ventata di ottimismo e “ voglia di democrazia “ che preoccuperà enormemente il regime sovietico, tanto da dover invadere l’ ex Cecoslovacchia, dando vita alla famosa “ primavera di Praga “, che, come faceva giustamente notare il curatore della mostra di Forlì, sarebbe più opportuno definire “ primavera cecoslovacca “, per il semplicissimo fatto che l’ invasione russa ha interessato l’ intera confederazione cecoslovacca. Per Dubcek seguono poi gli anni dell’ allontanamento dalla scena pubblica, dell’ estromissione dal partito, del boicottaggio personale. Anni difficili dove sembra che il “ mostro “ sovietico abbia la meglio. Sono gli anni in cui viene in Italia, visita le più importanti città italiane e avrà anche la possibilità di vedere realizzarsi un sogno : assistere ad un concerto alla “ Scala “ di Milano, ospite dell’ allora sindaco Pillitteri. Ma fortunatamente, come succede a tutti gli uomini buoni, anche per lui arriva il momento del riscatto. Nel 1989 crolla il muro di Berlino e successivamente i russi abbandonano tutte le loro postazioni nei paesi del blocco, Cecoslovacchia compresa. Si apre allora la stagione della cosiddetta “ rivoluzione di velluto “, dove i due gruppi che compongono la confederazione, all’ interno di questa enorme ubriacatura di libertà, reclamano legittimamente, maggiore autonomia. Anche allora Dubcek, slovacco di Uhrovec, fa una parte importante nel mediare tra le varie posizioni. Si opta per il referendum e successivamente per la secessione, indolore, voluta, che creerà le attuali Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Muore nel 1992, a soli 71 anni, a seguito di un terribile incidente stradale, ma non muore invano. I suoi insegnamenti e la sua opera rimangono un faro illuminante non solo alle genti dell’ est, ma per tutti coloro che credono e combattono per quell’ ideale di società, il più vicino possibile alla vera determinazione dell’ individuo nel rispetto di un superiore interesse collettivo. Questo tipo di società non si chiamerà certo capitalista ne tanto meno comunista, chi lo sa ?, forse nemmeno Dubcek lo sapeva, certo ci dimostra, che i sogni, a volte, diventano realtà. Bellissima la mostra ! Vi consiglio di andare a visitarla.

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