Se
mi chiedete qual'è quel cibo, quella pietanza, quel gusto che più
di ogni altro rappresenti il sole, il mare, il profumo, l'aroma
dell'intero bacino del Mediterraneo, risponderei sicuramente l'oliva
ascolana.
Nessun'altra
pietanza racchiude infatti tutto ciò. Nessun altro sapore è in
grado di rappresentare nella maniera migliore quella macro area,
culla di formidabili civiltà e di enormi culture, anche e
soprattutto alimentari. E ancor oggi, nel bene e nel male, il
Mediterraneo ci abbraccia tutti, indistintamente.
Questo
scritto vuole essere una piccola ode, un tributo, a questo
incredibile concentrato di sapore, che non ha eguali in Italia e nel
mondo e che per tanto tempo è stata bistrattata o addirittura
disconosciuta dai tanti. E che all'estero è praticamente
sconosciuta.
L'oliva
ascolana nasce nella notte dei tempi. Ne scrivono addirittura i
romani invasori dell'antica Ascoli, ma ha mantenuto nei secoli la sua
connotazione, la sua particolarità. E perché proprio ad Ascoli?
Semplicemente perché le olive ascolane fresche, le famose olive
tenere ascolane, fin da allora si distinsero dalle altre per un
particolare gusto e morbidezza della polpa.
Scrive
Plinio il Vecchio: “Le olive picene e quelle dei Sidicini sono
preferite a tutte le altre”
C'è
chi le vuole di nobili natali perché nate per rispondere al lusso e
a soddisfare il gusto delicato dei nobili; chi invece le vuole di
umili natali, nel senso che inizialmente sembra essere stato il cibo
dei contadini ascolani, che soprattutto d'inverno, terminate le feste
natalizie, utilizzavano gli avanzi di carne pensando bene di
inserirli dentro le olive, che crescevano in abbondanze sui pendii
attorno Ascoli. I famosi 2 piccioni con una fava.
La
ricetta originale del ripieno delle olive ascolane prevede infatti
che si utilizzino 3 tipi diversi di carne – manzo, pollo e maiale –
cotte insieme con gli odori, cioè un trito contenente anche sedano e
rosmarino e macinato almeno 2 volte, per ottenere un impasto
facilmente malleabile.
Ma
non è finita qui! All'impasto viene aggiunto parmigiano, noce
moscata e uova, tanto per rimanere sul leggero.
Ora
arriva il momento dell'oliva. Viene tagliata a elica, a spirale,
un'operazione che richiede una passione certosina e che comunque le
brave “Vergare”, le padrone di casa ascolane, fanno con grande
dedizione e passione. Questo tipo di taglio e preferibile perché
permette all'oliva di mantenere la sua forma originale anche quando
vi è stato inserito il ripieno.
Ora
i laboratori ascolani che forniscono di olive ristoranti e
gastronomie, ovviamente non le tagliano a spirale, bensì a metà,
questo per motivi di semplicità e di razionalizzazione dei tempi, ma
è interessante scriverVi che la ricetta originale prevede proprio
questo tipo di taglio, che sommato ai tempi e alle modalità delle
altre fasi di preparazione, rende l'oliva ascolana uno dei piatti
dalla complicazione e dai tempi di preparazione più alti in
assoluto. E chi l'avrebbe mai detto, vero?
E'
infatti tradizione ascolana che durante le feste principali o quella
del patrono, l'intera famiglia partecipi alla preparazione delle
olive ascolane e in famiglia, si sa, la manodopera non costa nulla.
Quindi
una volta preparato l'impasto e averlo inserito, sempre manualmente,
nelle nostre belle olive tenere ascolane – che preventivamente
avremo lasciato a bagno nell'acqua per almeno 12 ore - le passiamo
prima nella farina, successivamente nelle uova e infine nel
pangrattato.
A
questo punto le nostre “regine” sono pronte per essere fritte.
Immerse per qualche minuto nell'olio ben caldo, il tempo per farle
indorare, vengono poi prese con una cucchiaia forata e posate su una
carta assorbente per eliminarne i residui d'olio.
Dopo
di chè ... pancia mia fatti capanna!
L'oliva
ascolana ha il grande pregio di essere deliziosa sia così calda,
appena tolta dall'olio, che fredda. Anche fredda infatti mantiene il
suo gusto e la sua prelibatezza. Un autentico piacere per il palato
dal gusto unico ed inconfondibile, l'”Oro di Ascoli” come l'ha
definita l'amico Giuseppe Frollo che proprio a l'oliva ascolana ha
dedicato tutta la sua vita di ristoratore e per la quale ha ideato e
realizzato un DVD, dove racconta la sua storia e la sua preparazione,
e al quale anch'io mi sono in parte ispirato nella redazione di
questo scritto.
Quindi
una pietanza complicatissima e laboriosissima da preparare, avete
letto solo una parte dei passaggi, che scaturisce da una grandissima
cultura e rispetto del cibo, che trova pochi eguali in altre parti
d'Italia e soprattutto d'Europa.
E
proprio questa cultura e questo rispetto che fa grande e unica
l'oliva ascolana e la cucina italiana nel mondo.
E
sempre questo aspetto universale mi porta a fare una riflessione:
immaginatevi se l'oliva ascolana fosse lanciata nel mondo intero un
pò come McDonald's ha fatto con gli hamburger.
O
meglio, usando un termine molto in voga negli ambienti del marketing,
se l'oliva ascolana fosse correttamente “brandizzata” e si
lanciassero una catena di ristoranti o fast food nel mondo dove la si
propone in esclusiva, magari affiancandovi le altre golosità fritte
ascolane o italiane in generale.
Sono
sicuro sarebbe un successo, non solo perché oggettivamente buona, ma
perché rappresenta un cibo veloce da consumare, energetico,
appagante e tutto sommato molto più sano di tante altre cose.
Ma
questo rimane solamente un sogno ad occhi aperti di un vecchio
mercante, goloso e sovrappeso come il sottoscritto.
Restando
nella realtà consiglio a tutti di farsi un giro ad Ascoli Piceno,
per gustare le deliziose olive ascolane e per visitare e fare
shooping in una bellissima città.
A
proposito, le olive ascolane si trovano anche in buste sul banco
surgelati dei maggiori supermercati. Non è la stessa cosa ma sono
buonissime e sfizziosissime lo stesso.
Buon
appetito!
Bell'articolo non c'è che dire. Nessuno prima l'aveva definita così regina del gusto mediterraneo. Grazie
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