Il
20 maggio si festeggia la giornata mondiale del whisky. L'intento è
quello di celebrare la degustazione della cosiddetta aqua vitae, la
quale continua a conquistare i palati di tutto il mondo.
Il
whisky, così chiamato da scozzesi e canadesi, o whiskey, nome
attribuito invece da irlandesi e americani, ha origini incerte.
Sembrerebbe infatti che questo distillato sia stato prodotto per la
prima volta da San Patrizio, patrono dell'Irlanda, ma le prime prove
del consumo dello stesso risalgono a uno scritto del frate John Cor del 1494 ritrovato in Scozia. Il dubbio dunque su chi sia il vero
padre del whisky rimane, ma è certo che, dal 13º secolo in poi,
abbia assunto sempre più importanza sino a sentir necessario
istituire, non solo una giornata mondiale in cui apprezzarlo tra la
convivialità degli amici, ma anche dei club di assaggio e
conversazione a livello internazionale come, "The Scotch MaltWhisky Society" o il "50of5 Whisky Club". In tali
associazioni è possibile dilettarsi in degustazioni per percepirne e
giudicarne le diverse sfumature di sapore, magari con l'aggiunta di
qualche goccia d'acqua, la quale, come diceva Winston Churchill,
aiuta a sprigionarne gli aromi.
I
whisky più commerciati in Occidente sono il Bourbon, l'American
Whiskey, il Canadian Whisky, l'Irish Whisky e lo Scotch Whisky,
prodotti rispettivamente in Kentucky, Stati Uniti, Canada, Irlanda e
Scozia. Senza grande stupore, data la vastità del territorio, gli
Stati Uniti risultano il paese che registra i maggiori ricavi, i
quali nel 2016 ammontavano a 10.179 milioni di dollari.
Tuttavia
un fatto sorprendente è che nessuno dei paesi sopra menzionati, si
posiziona ai primi posti in classifica se ci si riferisce al consumo
pro capite.
Nonostante
i francesi siano conosciuti per la produzione di vini di fama
mondiale, in realtà a loro piace bere anche la famosa aqua vitae,
ritenendola forse essenziale proprio come l'acqua, dato che lo scorso
anno ne hanno consumato 2,1 litri a testa. Tale quantità, costante
da anni, sembrerebbe diminuire solo irrisoriamente guardando le
previsioni per il 2020. In particolare, nell'esagono è molto
gettonato lo Scotch Whisky, le cui vendite mensili superano
addirittura quelle annuali di cognac, ( www.scotch-whisky.org.uk ).
Un
dato altrettanto sorprendente è il quantitativo bevuto dagli
spagnoli, pari a 1,9 litri pro capite. Secondo i dati del 2015,
alcuni abitanti, che
seppur costituiscono una piccola parte della
popolazione, (102mila spagnoli), amano così tanto il whisky da
averne bevuto almeno 10 bicchieri la settimana. Si tratta dunque di
dati eccessivamente alti, se messi a confronto con la quantità di
whisky bevuta da altri protagonisti europei, ben conosciuti per la
produzione e vendita di birra, la quale in fin dei conti è mosto di
malto non sottoposto alla doppia o tripla distillazione necessaria
invece per ottenere il whisky. È il caso del Belgio, della Cechia e
della Germania, in cui il consumo pro capite si aggira tra i 0,6 e
0,8 litri.
Altro
dato interessante è che anche nel Regno Unito il consumo risulta
limitato, nonostante si tratti di uno dei paesi che producono più
whisky al mondo: solo in Scozia si contano più di 100 distillerie,
che producono il 90% circa del Single Malt Whisky commerciato
globalmente.
A
gennaio 2017 i dati si aggiravano intorno a un consumo medio di 0,9
litri a testa, mentre circa il 93% della produzione veniva destinata
alle esportazioni, soprattutto verso la Francia e gli Stati Uniti.
Queste hanno da sempre costituito un'enorme fonte di guadagno, tanto
che nel 2009 si è addirittura raggiunto il record di 1,1 bilioni di
bottiglie esportate.
L'Italia,
invece, con un po' di sorpresa, è una delle nazioni che consuma meno
whisky in tutto l'Occidente. Pertanto gli abitanti del bel paese non
potranno godere dei suoi benefici. Secondo uno studio, infatti, tale
alcolico, se consumato abitualmente in dosi molto moderate,
contribuirebbe ad aumentare la quantità di colesterolo buono, a
ridurre del 50% il rischio di ictus e a distruggere le cellule
cancerogene grazie alla presenza di acido ellagico.
Anche
se il whisky non incontra i gusti degli italiani, essi potrebbero
comunque comprare una bottiglia al solo scopo di lucro. Secondo un
articolo pubblicato dalla Cnn, infatti, negli ultimi anni sta
addirittura nascendo una vera e propria professione, consistente
nell'acquisto di bottiglie rare pregiate per poi rivenderle a prezzi
che aumentano in modo esorbitante in brevissimo tempo: l'Investment Grade Scotch Index, che registra i prezzi di vendita all'asta di
bottiglie di whisky, ha evidenziato come il valore dei 1000 migliori
Single Malt Scotch Whisky, ha avuto una performance di circa 430
punti percentuali dal 2010 a oggi.
Allora,
se non bevete whisky perché non ripensarci? Ci si può solo
guadagnare in salute o nel conto in banca.
Ma
attenzione a non esagerare.
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